L’itticoltura o acquacoltura consiste nell’allevamento degli organismi acquatici, come pesci, crostacei, molluschi e alghe, con lo scopo di incrementare la produzione. In Italia la maggior parte delle specie ittiche da allevamento (soprattutto orate, spigole, trote, ecc.) provengono da impianti intensivi. Riceviamo e pubblichiamo dal blog di Salvatore Puglisi Cosentino l’approfondimento che segue.
Il pescato, infatti, leggiamo sul blog di Salvatore Puglisi Cosentino, è sempre più scarso e costoso, e nella prospettiva del costante aumento della popolazione (a livello mondiale) l’allevamento industriale di pesce, molluschi e crostacei è una valida alternativa, sebbene non sia un’invenzione recente. Sembra, infatti, che gli aborigeni australiani praticassero l’acquacoltura già 8mila anni fa. È negli ultimi trent’anni tuttavia, che l’allevamento in acqua ha avuto una forte accelerazione.
Acquacoltura intensiva
Nell’allevamento intensivo, a differenza di quello estensivo, le specie ittiche non si alimentano in modo naturale, ma sono alimentate direttamente dall’uomo. L’allevatore, infatti, somministra alimenti dall’esterno. Per ogni specie allevata, chiaramente, esistono formulazioni adatte e si attua prevalentemente a terra, in bacini artificiali o vasche a terra. Nelle zone costiere è praticata anche in mare, con gabbie ancorate sul fondo e mantenute in superficie da telai galleggianti in plastica.
Nel nostro Paese, l’allevamento intensivo è praticato con bacini artificiali di dimensioni relativamente ridotte (dai 100 ai 1000 metri quadri). Di solito sono allevamenti monocolturali e altamente specializzati. Le specie ittiche più prodotte a livello intensivo sono: trota, spigola, orata e anguilla.
Come riconoscere un pesce di allevamento?
La normativa europea impone la tracciabilità del prodotto. In etichetta quindi, devono essere sempre riportati, oltre alla denominazione della specie, la zona e il metodo di produzione. Talvolta però le indicazioni sul prodotto non sono complete. Secondo il Ministero delle Politiche Agricole è possibile riscontrare alcune differenze tra pesci allevati (soprattutto con metodo intensivo) e pescati. Per quanto riguarda l’aspetto, infatti, i pesci allevati hanno dimensioni pressoché identiche e squame meno brillanti (perché nelle vasche i pesci si sfregano gli uni con gli altri). Le carni, inoltre, possono essere meno consistenti (e quindi sfaldarsi durante la cottura), più grasse, mentre l’aroma di mare meno spiccato. Infine il prezzo, è un indicatore rilevante. Un pesce di allevamento, infatti, è sempre più economico di un pesce pescato.
Rassegna stampa Salvatore Puglisi Cosentino:
https://salvatorepuglisicosentinoimprenditore.wordpress.com/salvatore-puglisi-sorrentino-mecenate/
http://www.immaginidistoria.it/salvatore-puglisi-cosentino-il-ritratto-di-antonino-arcidiacono-1831
https://alfiopuglisicosentino.com/salvatore-puglisi-cosentino/
https://blogdinews.wordpress.com/2020/09/09/le-bellezze-della-fondazione-puglisi-cosentino/
https://www.foodinho.it/impresa-di-produzione-alimentare-avviarla-per-valorizzare-il-territorio/
https://erdemagazine.it/280/rassegna-stampa-arte-salvatore-puglisi-cosentino/
Qui il blog di Salvatore Puglisi Cosentino
Vedi anche: SALVATORE PUGLISI COSENTINO